La Lia contro la malaedilizia
La Lia difende le imprese che operano correttamente, che garantiscono posti di lavoro, formazione e che desiderano intra-prendere un tirocinio nei settori artigianali. Immagine: Vania Castelli
La Lia difende le imprese che operano correttamente, che garantiscono posti di lavoro, formazione e che desiderano intra-prendere un tirocinio nei settori artigianali. Immagine: Vania Castelli
Petizione. Da qualche tempo circola una petizione contro la Legge sulle imprese artigianali (Lia) promossa da Rete Ticino. Molte imprese sono sconcertate dalle motivazioni addotte in quanto scorrette e fuorvianti. Le precisazioni della Commissione di vigilanza.
Tra gli argomenti della petizione, Rete Ticino fa delle affermazioni in parte errate, fuorvianti, e che non prendono in considerazione gli obiettivi della Lia (né le implementazioni) che – sottolinea la direttrice della Cristina Bordoli Poggi – «non si esauriscono nell’iscrizione delle imprese a un Albo.
Sono importanti i controlli volti alla lotta contro gli episodi di malaedilizia purtroppo molto frequenti nel Cantone, controlli spesso condotti congiuntamente agli altri enti di vigilanza, che permettono di intervenire su più fronti» moltiplicandone l’effetto. Sospendere a breve la Lia, come ventilato dalla petizione, significherebbe «non concedere nemmeno l’opportunità di valutarne concretamente gli effetti, di analizzare i risultati e riflettere su eventuali correttivi.
Troppo facile affermare che l’idea è sbagliata, senza applicare e analizzare davvero tutte le possibilità offerte dal dispositivo, e senza nemmeno però proporre delle alternative concrete a sostegno e in difesa delle imprese che operano correttamente e si impegnano a favore di un’economia sana, che sostengono qualità e professionalità, che garantiscono posti di lavoro, formazione» e un futuro ai giovani.
Quattro i temi oggetto di fraintendimenti e che sollecitano la presa di posizione (il testo completo è su luomochefa.ch) della Commissione di vigilanza. Primo. «Alle imprese estere è illegale chiedere i diplomi»: il malinteso concerne probabilmente «il fatto che non è il nostro ufficio a poter rilasciare un’eventuale equipollenza di un diploma estero, procedura riservata alle competenti istanze federali. La procedura di riconoscimento dei diplomi si applica in casi particolari, per le professioni regolamentate nell’apposita ordinanza federale.
Sino ad oggi in ambito Lia tale caso non si è presentato». Secondo. «Le ditte svizzero tedesche non pagano la tassa»: con riferimento all’articolo del regolamento Lia, la Commissione di vigilanza si attiene strettamente a tale dispositivo che «prevede la possibilità di non prelevare la tassa di iscrizione solo a determinate condizioni, ossia se la ditta richiedente l’iscrizione all’Albo Lia è già iscritta a un dispositivo similare nel suo Cantone d’origine», per cui ha dovuto comprovare requisiti similari a quelli richiesti per l’Albo Lia e (di regola) ha già pagato una tassa d’iscrizione.
Terzo. «Chi fa lavorare i non iscritti non sono multabili»: un’affermazione da interpretare nel senso che «i committenti non sono soggetti a multa in caso affidassero dei lavori a delle imprese non iscritte all’Albo». L’articolo 34 del regolamento LCPubb esige che «l’impresa sia iscritta all’Albo nelle categorie professionali per cui questo esiste».
Inoltre, secondo la Lia, il Municipio può essere sanzionato dall’autorità di vigilanza in caso di inadempienza grave. Tra le misure provvisionali, la Commissione ha la possibilità di ordinare il fermo dei lavori sul cantiere, una misura incisiva (già peraltro applicata) e dalle conseguenze importanti per il committente «che deve chiarire la propria posizione e se del caso mettersi in regola per ottenere la revoca del fermo lavori». Quarto. «La Lia è un costo e un peso burocratico che andrà aumentando»: in relazione alla modifica della tassa di iscrizione (ridotta da 2000 a 600 franchi), si fa notare che è stato introdotto «un coordinamento tra i due enti con conseguente riduzione del carico burocratico per le imprese offerenti in ambito di commesse pubbliche, che non dovranno più presentare gli stessi documenti a due enti diversi.
Ci sembra quindi siano stati fatti degli importanti passi nella direzione auspicata»: ridurre il carico burocratico e contenere il costo per le imprese.
Veröffentlichung: 02. Februar 2017 / Ausgabe 5/2017
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