La Lia ci vuole!
Nessuno nega che la Lia abbia delle limi-tazioni, ma secondo Francesco Lurati c’è la voglia di combattere il malandazzo sui cantieri ticinesi. Immagine: Vania Castelli
Nessuno nega che la Lia abbia delle limi-tazioni, ma secondo Francesco Lurati c’è la voglia di combattere il malandazzo sui cantieri ticinesi. Immagine: Vania Castelli
La COMCO ricorre. Secondo la Commissione della concorrenza, la legge ticinese sulle imprese artigianali (Lia) limita l’accesso al mercato di imprese extracantonali e viola pertanto la legge federale sul mercato interno.
La Commissione della concorrenza (Comco) ha deciso di ricorrere contro due decisioni prese in applicazione alla Lia e di sottoporre la questione a un esame giudiziario. La commissione ritiene che l’obbligo d’iscriversi all’albo degli artigiani, le condizioni d’iscrizione e le tasse imposte non siano conformi alla legge federale sul mercato interno (LMI). Inoltre, l’accesso al mercato secondo la Lia non avviene in base ad una procedura semplice, rapida e gratuita. I ricorsi della Comco saranno esaminati dal Tribunale cantonale amministrativo; un ricorso può in seguito essere interposto dinanzi al Tribunale federale.
«Fautore di controlli severi per chi storpia a suo piacimento le regole», Francesco Lurati è intervenuto nel dibattito suscitato dalla decisione della Comco, prendendo posizione in prima persona su articoli tendenziosi e unilaterali prodotti da certa stampa. Ha ricordato che la Lia è stata fortemente voluta da tredici associazioni di categoria – e votata praticamente a maggioranza dal Gran Consiglio – per ridare qualità e professionalità al mondo dell’artigianato ticinese e per contrastare la mala-edilizia, il riferimento è alla vicina Italia, ma non solo.
Anche in Ticino ci sono aziende che contribuiscono al degrado nel mercato del lavoro: aziende che la Lia ha portato alla luce. Il presidente dei falegnami lo ha detto chiaramente: «Con l’applicazione della legge ci siamo trovati confrontati con un sottobosco ticinese fatto di ditte poco professionali, aziende tutto fare, imprese che nel nostro Cantone hanno solo un indirizzo e una casella postale. Applicano una concorrenza sleale da abusivismo proponendo prezzi stracciati: è una piaga per l’artigianato ticinese ed è una grave minaccia per i molti imprenditori che operano invece nel rispetto delle regole, delle leggi, dei contratti collettivi di lavoro.»
La concorrenza sleale del sommerso colpisce anche i lavoratori che faticano ad arrivare a fine mese e che si trovano costretti ad «accettare condizioni vergognose» denuncia Lurati. «La nostra associazione si è sempre battuta, lottando con i sindacati, per avere dei contratti collettivi di lavoro e per fa sì che fossero sempre rispettati. Negli anni si è assistito purtroppo ad un progressivo deterioramento del mondo del lavoro, ad un peggioramento delle condizioni imposte ai lavoratori: sono loro a portare le conseguenze di questo sporco sistema favorito da una misteriosa omertà che pure si è insediata nel piccolo Ticino.
Nessuno nega che la Lia abbia delle limitazioni (e come tutte le limitazioni sono viste a dipendenza delle persone come un intralcio), ma le ditte che si sono iscritte all’albo degli artigiani – e sono 4400, di cui 793 falegnami – dimostrano che c’è la voglia di combattere il malandazzo sui cantieri. Grazie alla Lia abbiamo scoperto aziende ticinesi di cui non eravamo nemmeno a conoscenza e che ora saranno controllate, pagheranno i contributi alle paritetiche e contribuiranno a rendere sempre migliore il sistema della formazione professionale.
Questa è la Lia. E il giorno in cui le aziende della Svizzera centrale proveranno anch’esse, sulla loro pelle, quanto l’artigianato ticinese sta vivendo, allora si accorgeranno che la nostra legge è lo strumento che permette di intervenire su tutto ciò che ostacola la corretta attività delle imprese. Le 722 ditte italiane iscritte all’albo sono la prova che la Lia non limita la libertà di commercio e che anche le ditte estere vogliono poter in regola.
Il ricercatore Tarcisio Casari ripercorre, in 456 pagine riccamente illustrate, le varie tipologie di sega in uso alle nostre latitudini, con dovizia di dettagli tecnici. Comune per comune vengono descritte le 140 segherie di cui si ha informazione nel corso dei secoli, alle quali si aggiungono 90 toponimi che rimandano direttamente a questa attività. L’opera, edita dal Centro di dialettologia e di etnografia, sarà presentata al pubblico lunedì 12 dicembre alle 18 al centro SSIC di Gordola.
Veröffentlichung: 08. Dezember 2016 / Ausgabe 49/2016
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