- SCHREINERZEITUNG: Come si riconosce nel ruolo di primo falegname dopo sei mesi dalla nomina?
- THOMAS ITEN: Sì, mi sono inserito bene. Ho certo avuto la fortuna di potermi preparare dato che la mia candidatura è stata annunciata in anticipo. Anche i delegati hanno contribuito alla mia buona entrata in servizio: mi hanno eletto all’unanimità, cosa che non è evidente, e per questo ne sono molto grato. Sono membro del consiglio centrale da sette anni, due dei quali da vicepresidente. Perciò non è molto diverso, anche perché il mio predecessore Ruedi Lustenberger mi aveva fortemente coinvolto nei processi decisionali.
- Subito dopo la sua nomina è sorto un grosso problema: il direttore Daniel Borner ha annunciato le dimissioni.
- È successo durante la seduta costituente del consiglio centrale e ha lasciato sorpresi me e tutta la commissione in quanto all’inizio avremmo potuto contare sull’esperienza pluriennale del direttore. Certo è stato un atto riprovevole, ma questa situazione la si può vedere anche in modo positivo: sono stato più velocemente catapultato nella carica. Al concorso hanno partecipato un centinaio di candidati, molti ben qualificati, e col sostegno di una ditta di consulenze abbiamo poi condotto parecchi colloqui. La scelta è caduta su Mario Fellner e ci rallegriamo con il nuovo direttore che inizierà già a partire dal 1º febbraio 2017.
- Oltre alla scelta del direttore, ci sono altre faccende che non le danno tregua.
- In realtà avevamo parallelamente grandi argomenti da affrontare. Un tema centrale è stata la nuova trattativa sul CCL per l’anno 2018. Abbiamo avuto un dialogo molto buono coi sindacati; tuttavia queste trattative sono difficili e ci si confronta duramente. Speriamo comunque che il contratto si mantenga fino alla fine di marzo 2017. Un punto spinoso è sicuramente il prepensionamento flessibile rivendicato dai sindacati. Altri argomenti importanti sono il prolungamento dell’obbligatorietà generale per il 2017 e le trattative sui salari minimi.
- Il presidente analizza sempre le debolezze del settore. Dove stanno le difficoltà?
- Le falegnamerie sono costantemente sotto pressione da parte della concorrenza straniera a causa del franco forte che siamo riusciti a resistere ma è ancora percettibile, specialmente con i prodotti industriali finiti. Contro ciò la campagna «Propi svizzer» è certamente un buon rimedio. Certo non ci possiamo fare molte illusioni: alla fine conta il rapporto tra qualità e prezzo, e non significa che il prezzo deve essere quello più basso. La differenza la possiamo fare con un miglior servizio, e le piccole imprese con una specializzazione nei mercati di nicchia.
- Gli artigiani dell’edilizia in Ticino combattono la concorrenza estera con l’Albo Lia: è obbligatorio registrarsi e avere una buona reputazione. Sarebbe una soluzione?
- Ammetto che invidio un po’ i ticinesi per il coraggio di applicare la Lia. Certo non si può creare ora una legge per ogni cantone che complica il lavoro: pensi solo al dispendio amministrativo. La concorrenza dall’estero è un problema che solo tutti assieme dobbiamo ostacolare, mentre gli interventi cantonali contraddicono il mio pensiero liberale. Devo comunque concedere ai colleghi ticinesi che la Lia ha generato un’importante discussione.
- Quali sfide attendono l’associazione nel prossimo futuro?
- La digitalizzazione cambierà la professione del falegname, formando più specialisti nella progettazione e nel controllo delle macchine, come pure quale disegnatore d’interni e pianificatore sanitario, e comunque la formazione classica sarà garantita.
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Veröffentlichung: 12. Januar 2017 / Ausgabe 1-2/2017